Arrival film

 



Il film racconta di Louise Banks, linguista di fama internazionale che viene convocata con urgenza dopo l’arrivo di dodici misteriose navi extraterrestri, chiamate ‘gusci’. Per via della sua grande esperienza, il governo vuole che la donna si unisca ad una squadra in Montana, sito dell’atterraggio di uno dei gusci. Qui, la donna fa la conoscenza del fisico Ian Donnelly e del colonnello Weber, apprendendo che lo scopo della missione è quello di stabilire una comunicazione con gli alieni, al fine di comprendere il motivo del loro arrivo sul pianeta. Nonostante gli iniziali timori, gli ‘eptapodi’ si mostrano gentili con Ian e Louise, tanto che gli scienziati decidono di soprannominarli ‘Tom e Jerry’.
Il loro linguaggio, tuttavia, è estremamente complesso e Louise fatica a stabilire una comunicazione. Analizzando i dati raccolti, la linguista ipotizza che gli alieni comunichino grazie al gas contenuto nei loro tentacoli, formando frasi palindrome iscritte in simboli circolari. Nel frattempo, Louise inizia ad avere singolari visioni su sua figlia Hannah e crede siano indotte dalla vicinanza a Tom e Jerry. Con il passare del tempo, però, la situazione mondiale si complica sempre di più. Incerti sulle intenzioni degli alieni, i governi di tutto il mondo si preparano a dichiarare guerra e Louise è l’unica a poterla impedire scoprendo il motivo del loro arrivo. 
Giunti alla fine del film si comprende che ciò che gli alieni vogliono offrire alla specie umana è un dono. Questo è il dono della loro lingua, rappresentata attraverso codici circolari. Attraverso l’uso di questa, si diventa in grado di cambiare la percezione lineare del tempo, che diventa appunto circolare. Ciò permette di sperimentare visioni dal futuro, premonizioni di ciò che deve ancora accadere. Louise, e lo spettatore con lei, comprende allora che le visioni che aveva di sua figlia non erano flashback dal passato, bensì anticipazioni di qualcosa che doveva ancora verificarsi. Utilizzando tale strumento, Louise riesce a impedire lo scoppio di una guerra, come anche ad unire l’intera popolazione mondiale sotto il segno di una lingua universale. La comunicazione, dunque, diventa lo strumento attraverso cui dar vita alla pace.



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